Nel mondo di oggi la salvaguardia dell’ambiente è una delle sfide più importanti da affrontare, e tra chi sta ideando e provando nuove soluzioni al problema c’è Made In, una startup abruzzese che offre un servizio di noleggio e sharing di e-bike: la loro prima proposta è UNICA6, una bici fatta di alluminio riciclato al 95%.
Li abbiamo intervistati, grazie alla disponibilità della loro referente Giulia Lamelza, per scoprire più su di loro e sui loro prodotti, con un occhio particolare agli aspetti tecnologici che hanno incontrato lungo il cammino e agli sforzi compiuti.
Quali sono le tecnologie software presenti o che pensate di adottare in futuro nella vostra azienda?
Made In è la startup che si occupa della parte di ricerca e sviluppo per IAT, Italian Aluminium Technology, che è l’azienda che produce fisicamente le biciclette, e si occupa sia della parte commerciale che di quella di ricerca e sviluppo, tutte le nostre bici sono predisposte per il collegamento IOT e stiamo collaborando con dei partner per la realizzazione di una piattaforma per queste bici, il tracciamento GPS, e tramite l’intelligenza artificiale tutta una serie di funzioni legate alla parte del noleggio e dello sharing di funzioni che possano dare le info che servono all’operatore di sharing per gestire le proprie flotte.
Come gestite il tracciamento delle e-bike?
Gestiremo tutta questa parte attraverso la piattaforma che stiamo sviluppando, il progetto in sé e tutta la parte operativa di noleggio e sharing partirà tra la primavera inoltrata e l’estate, quello che abbiamo in campo è una sorta di progetto pilota con gli esercenti della costa dei trabocchi perché noi abbiamo un progetto di bikesharing e di noleggio innovativo, che sfrutta queste figure già presenti sul territorio, senza creare stazioni e punti fisici/ di stallo per le e-bike, andando così a valorizzare il territorio stesso.
Per quanto riguarda le misure di sicurezza, come avete intenzione di prevenire furti e vandalismi?
L’idea di creare una rete di noleggio e bike-sharing coinvolgendo gli operatori presenti sul territorio risponde alla necessità di gestire i problemi legati a vandalismo e furti e dato che avranno loro fisicamente in gestione i veicoli queste eventualità vanno quasi ad azzerarsi. Comunque contiamo anche sulla parte software integrata che si occupa del tracciamento dei veicoli che permetterà di tenerle sotto controllo.
Visto che il noleggio delle e-bike è un business che è cresciuto negli ultimi anni, è previsto un sistema di riciclaggio per le vecchie bike, andando così ad evitare lo spreco di risorse?
Le e-bike UNICA6, come tutte le e-bike prodotte da IAT (UNICA6 è il primo marchio IAT interno), sono realizzate da alluminio riciclato, gli scarti di produzione vengono recuperati e fusi nuovamente per essere riutilizzati; inoltre ogni bici è marcata con un codice univoco il quale, a fine vita del prodotto, può essere scansionato dando all’operatore finale tutte le informazioni riguardanti lo smaltimento e il riciclaggio di tutti i componenti di cui la bici è composta.
In più, proprio per chiudere il cerchio su questo processo di economia circolare, stiamo costituendo un consorzio per il riciclo di e-bike insieme ad altre aziende che si occupano di altri materiali che non siano alluminio (come le terre rare delle batterie), quindi tutti i diversi materiali di cui è composta la bici tramite questo codice a fine vita possono essere smaltiti o riciclati o in autonomia o riportando la bici presso il costruttore (quindi IAT) che si occuperà poi dello smaltimento dei materiali, un aspetto cruciale a cui teniamo molto.
Le bici saranno in grado di percepire problemi e guasti?
Assolutamente sì, stiamo sviluppando questa funzione a livello software. A livello tecnico le bici sono studiate e realizzate per il noleggio, per cui hanno tutta una serie di componentistica scelta apposta per ridurre al minimo il numero di guasti, dato che anche persone inesperte utilizzeranno questi veicoli. Ad esempio ci sono il cambio automatico, batterie a lunga durata, il telaio è rinforzato per garantire protezione dagli urti e tutta una serie di accorgimenti per facilitare il loro utilizzo ad utenti meno avvezzi o principianti al mondo ciclistico, per cui sì ci sarà una funzione per rilevare questo tipo di guasti e comunicarli in tempo reale.
Quando ci si avvicina a delle startup, quali sono i tempi per tirarne su una?
Solitamente i tempi sono anche più dilatati dei nostri, noi siamo riusciti ad accelerare molto con questo progetto, che avevamo già in mente da un po’ di tempo, grazie alla partecipazione a fine 2023 a EICMA (che a livello europeo è uno degli eventi più importanti riguardanti ciclo e motociclo) avendo anche la possibilità di essere espositori, per cui il progetto della bici era già in fase di cantiere e l’abbiamo ripreso all’istante appena si è presentata questa possibilità. In parallelo alle bici abbiamo cominciato a mettere in piedi la parte relativa ai servizi (noleggio/sharing) e pensiamo di essere pronti per primavera/estate 2024. Quindi ci si dà sempre una deadline e dato che sono attività sperimentali risulta spesso sfidante rispettare i tempi.
È più un effort di tempo (quindi relativo a risorse e progettazione) o economico per un progetto come il vostro?
In realtà di entrambi, diciamo che si vanno a bilanciare. A livello economico ci sono investimenti di cui tener conto e che non possono essere ignorati, ma anche il tempo di mettere insieme tutte le idee, il team e tutte le sue personalità e competenze non è da meno trattandosi comunque di un qualcosa di innovativo e che dovrà poi essere reso realtà, per cui all’inizio può sembrare un sogno ma poi c’è la parte tecnica/burocratica che ti riporta coi piedi per terra.
Nel nostro caso è stato comunque diverso perché nasciamo come “appendice” di un’azienda che il prodotto lo realizza internamente e avendo anche la fortuna che IAT si occupa di realizzare le e-bike dall’inizio alla fine, abbiamo la possibilità di gestire qualsiasi variazione di progetto dall’interno.
Per una startup che parte da 0 senza alcun supporto ci sono altre sfide da affrontare, ma a livello economico l’investimento è lo stesso, perché si tratta sempre di startup che restano comunque progetti stimolanti ma impegnativi.
È stato un team dedicato per il progetto o sono state coinvolte persone in modo più ampio?
C’è il team di “Made In” che si occupa direttamente della parte commerciale (vendita delle e-bike) e del progetto relativo ai servizi (lo sharing), la parte fisica inerente ai veicoli, come già detto, è competenza di IAT. Anche uno studente ITS era impiegato come tirocinante.
A proposito di ciò, essendo tu una professionista nelle risorse umane, quali sono le competenze che una figura come te valuta in fase di tirocinio?
Essendo la prima esperienza si ha normalmente un po’ di incertezza su cosa dire e cosa fare.
Noi tutti i percorsi che abbiamo attivato con ITS li intendiamo anche e soprattutto come un’opportunità per crescere insieme, in un colloquio con un aspirante tirocinante e/o apprendista chiaramente si vanno a guardare le competenze tecniche. Quello che abbiamo sempre guardato e ricercato nei profili degli studenti è l’attitudine e volontà di mettersi in gioco in un ambiente diverso da quello scolastico.
- Articolo e intervista a cura di Matteo Bontempo, Angelucci Davide, Francesco Di Donato, Tommaso Granata